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Il Piano Industria 4.0 confluisce in Legge di Bilancio solo a metà: ci sono gli incentivi per le imprese, mancano i competence center. Il capitolo lavoro resta da costruire. Facciamo il punto sullo stato di avanzamento del piano, fra misure annunciate, norme inserite in manovra, operatività.

 

Misure per il rilancio degli investimenti delle imprese, competenze, lavoro, governance: sono i punti chiave del piano Industria 4.0 del Governo, in gran parte confluito inLegge di Bilancio 2017, che si accompagnano con altre misure che devono assicurare e implementare le infrastrutture abilitanti, a partire da banda larga e standard di interoperabilità. Facciamo il punto, tenendo presente che il piano è stato presentato dal ministero dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, e dall’ormai ex premier, Matteo Renzi, nello scorso mese di settembre, e con l’impegno, mantenuto solo in parte, in inserirlo nella manovra economica. Di fatto, nella legge finanziaria ci sono tutti gli incentivi annunciati per le imprese (investimenti, ricerca e sviluppo, nuova finanza, start up up), e solo in parte le misure relative alla formazione delle competenze (le risorse per i competence center sono inferiori al previsto, e manca ancora l’individuazione ufficiale di questi centri di eccellenza intorno ai quali si dovranno sviluppare i poli innovativi industria 4.0. Sul fronte della Governance, è stata istituita una cabina di regia, delle cui attività al momento non ci sono notizie. E la parte relativa al lavoro si risolve, per ora, nelle misure sul salario di produttività inserita in manovra. Vediamo i diversi capitoli, fra annunci, norme operative e stato di attuazione.

Investimenti imprese

Come detto, è di gran lungo il capitolo su cui al momento le istituzioni hanno lavorato di più. Tutte le norme annunciate sono effettivamente confluite in Legge di Stabilità, e nella maggioranza dei casi sono già operative. Una panoramica:

  • super e iperammortamento: prorogato per tutto il 2017 il superammortamento al 140% sull’acquisto di macchinari da parte delle imprese. In realtà, gli acquisti di beni strumentali nuovi (esclusi i veicoli) possono essere effettuati entro il 30 giugno 2018, a patto che entro il 31 dicembre 2017 l’ordine sia stato accettato dal venditore e sia stato pagato un acconto pari almeno al 20%. Ma la misura 4.0 è l’iperammortamento (comma 9 legge di stabilità) pensato appositamente per gli investimenti in digitalizzazione, incentivati al 250%. C’è un elenco specifico di macchinari digitali il cui costo di acquisizione è maggiorato del 150% (quindi l’ammortamento è, appunto, al 250%). Le imprese che investono i questi beni, possono anche utilizzare un ammortamento al 140% (quindi, costo di acquisizione maggiorato del 40%), per l’acquisto di software.

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  • Credito d’imposta ricerca e sviluppo: previsto dal comma 15 della manovra raddoppia al 50% il credito d’imposta per gli investimenti delle imprese in ricerca e sviluppo fino al 2020 (prima il termine era il 2019), lo estende a imprese straniere con stabile organizzazione in Italia che stipulano contratti con aziende italiane, aumenta il tetto a 20 milioni di euro (dai precedenti 5 milioni). 
  • Nuova Sabatini (commi 52 e seguenti manovra): proroga al 31 dicembre 2018 per i finanziamenti agevolati alle PMI che acquistano nuovi macchinari. Si tratta di un finanziamento agevolato da 20mila e 2 milioni di euro, con un contributo del Mise che copre parte degli interessi, e la copertura del Fondo di Garanzia. Anche qui c’è una novità in chiave 4.0: il 20% delle risorse è destinato a imprese di micro, piccola e media dimensione per l’acquisto di “macchinari, impianti e attrezzature nuovi di fabbrica aventi come finalità la realizzazione di investimenti in tecnologie, compresi gli investimenti in big  data, cloud computing, banda ultralarga, cybersecurity, robotica avanzata e meccatronica, realtà aumentata, manifattura 4D, Radio frequency identification (RFID) e sistemi di tracciamento e pesatura dei rifiuti”. Per questi investimenti, il contributo del ministero è alzato del 30%. Le risorse stanziate: 28 milioni di euro nel 2017, 84 mln nel 2018, 112 milioni all’anno dal 2019 al 2021, 84 milioni nel 2022, 28 milioni nel 2023.
  • Perdite Startup: è una misura di finanza per l’innovazione contenuta nel comma 76 della manovra. Prevede che le startup possano cedere le perdite a una società che abbia una partecipazione pari almeno al 20% e sia quotata in un mercato regolamentato. Le perdite sono solo quelle relative ai primi tre esercizi, e vanno cedute entro il termine di presentazione della dichiarazione dei redditi. La società ha un vantaggio fiscale, rappresentato dal fatto che le perdite vanno in diminuzione sul reddito complessivo del periodo d’imposta e, per la differenza nei successivi, che rappresenta il “prezzo” della cessione, da pagare alla startup cedente.
  • Equity crowdfunding: la possibilità di raccogliere capitali di rischio attraverso portali online è estesa alle PMI innovative (comma 70).
  • Investimenti in startup: Detrazione fiscale al 30% fino a 1 milione di euro, la quota deve essere mantenuta per almeno tre anni, rispetto ai precedenti due. L’INAIL può sottoscrivere quote di fondi destinati allo sviluppo di startup, oppure partecipare direttamente al capitale, anche insieme ad altri soggetti pubblici e privati, italiani e stranieri (comma 82).
  • Visto investitori (comma 148): è un permesso di soggiorno destinato a investitori stranieri in titoli di stato (almeno 2 milioni di euro, per un minimo di due anni), quote di imprese per almeno 1 milioni di euro, o 550mila euro nel caso di startup, oppure che effettuino una donazione filantropica di 1 milioni di euro in un progetto di pubblico interesse.

Nella quasi totalità queste misure sugli investimenti imprese (ammortamento, credito d’imposta, Sabatini, perdite startup) sono già operative, non necessitando di ulteriori provvedimenti attuativi. Come detto, la parte del piano relativa agli investimenti imprese è la prima a decollare.

Competenze

Fra i punti qualificanti del piano presentato in settembre, c’è la creazione dei competence center. In pratica, hub dell’innovazione che devono svilupparsi intorno a quattro o cinque università, che erano state è precisamente indicate: politecnici di Milano, Torino e Bari, Sant’Anna di Pisa, Università di Bologna, Il polo delle tre università del Veneto, Federico II di Napoli. Per ora, però, non sembra sia successo niente. Sui competence center, l’unica misura inserita in Legge di Stabilità (comma 115) è uno stanziamento di 20 milioni per il 2017 e 10 milioni per il 2018, da destinare alla formazione di centri di competenza ad alta specializzazione, nella orma del partneriato pubblico-privato, per “promuovere e realizzare progettidi ricerca applicata, di trasferimento tecnologico e di formazione su tecnologie avanzate nel quadro di interventi connessi al Piano nazionale 4.0.

Molto poco rispetto sia alle cifre di cui si era inizialmente parlato (100 milioni per i competence center), sia agli obiettivi. Secondo la presentazione del piano, i competence center devono prevedere un forte coinvolgimento delle università e di grandi player privati, polarizzazione su ambiti tecnologici specifici, dotarsi di modelli giuridici e competenze manageriali, e avere una mission precisa in ottica industria 4.0 anche sul fronte del coinvolgimento del sistema produttivo e del coinvolgimento di centri di competenza europei.

Il piano punta anche sulla formazione di digital innovation hub, più concentrati sulle imprese, con un ruolo importante di Confindustria e Rete Imprese Italia. Qui, la palla è quindi alle associazioni industriali.

Ci sono una serie di iniziative in manovra destinate a finanziare centri di eccellenza. In particolare, viene istituito un “Fondo per il finanziamento dei dipartimenti universitari di eccellenza”, che deve alimentare progetti innovativi con particolare riguardo a Industria 4.0 (comma 314 legge stabilità). Dotazione: 271 milioni di euro dal 2018. Le risorse sono destinate al finanziamento quinquennale di 180 dipartimenti di eccellenza delle università statali. La legge prevede la formazione di una commissione specifica e regole per le graduatorie. Qui l’attuazione prevede diversi step: un decreto attuativo ministeriale entro il prossimo mese di aprile, stesso termine per la formazione della commissione, termine per la presentazione delle domande da parte delle università 31 luglio, entro fine anno saranno pubblicate le graduatorie. Importo del finanziamento, 1 milione 350mila euro. Previste regole di rendicontazione sull’allocazione delle risorse da parte delle università.

La manovra istituisce poi la Fondazione per la creazione del Polo Human Technopole (nell’area dell’Expo milanese), sui cui c’è anche un decreto della presidenza del Consiglio (16 settembre 2016) che ha istituito il comitato di coordinamento. Risorse: 10 milioni di euro per il 2017, 114,3 milioni per il 2018, 136,5 milioni per il 2019, 112,1 milioni per il 2020, 122,1 milioni per il 2021, 133,6 milioni per il 2022, 140,3 milioni dal 2023.

In legge di Bilancio ci sono poi risorse varie per borse di studio universitarie e assegni di ricerca, ma nulla di specifico su Industria 4.0. Il piano Industria 4.0 prevede, sulla carta, percorsi universitari e istituti tecnici superiori dedicati, e potenziamento di cluster e dottorati, ma per ora si tratta solo di progetti. Ecco le slide del Governo sul capitolo competenze.

Governance

La cabina di regia si è formata, è composta da presidenza del Consiglio, sei ministeri (Economia, Sviluppo Economico, Politiche Agricole, Ambiente, Lavoro, Istruzione e Università), Conferenza delle Regioni, Cassa Depositi e Prestiti, Politecnici di bari, Torino, Milano e Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, rappresentanti di centri di ricerca, imprenditoria, sindacati.

Lavoro

Fondamentalmente, ci sono due misure in legge di Stabilità, il potenziamento dell’incentivo fiscale sui premi di produttività, e una misura di stimolo all’alternanza scuola-lavoro.

Il premio di produttività, con tassazione agevolata al 10%, è alzato a 3mila euro (dai precedenti 2mila), che possono arrivare a 4mila (dai precedenti 2mila 500 euro) nel caso di partecipazione dei lavoratori all’organizzazione del lavoro,  per reddito fino a 80ila euro (prima il tetto era 50mila euro).

Per quanto riguarda l’alternanza scuola-lavoro, incentivo contributivo al 100%, fino a 3250 euro annui, per le imprese che assumono a tempo indeterminato, anche in apprendistato, entro sei mesi dall’acquisizione del titolo di studio, studenti che hanno svolto periodo di alternanza scuola lavoro presso lo stesso datore di lavoro 8per almeno il 30% delle ore previste). Incentivo attivo nel 2017 e 2018, con durata triennale.

Il capitolo lavoro, tema centrale di Industria 4.0, intorno al quale si sono sviluppati i relativi piani in altri paesi (in primis, la Germania), è fra quelli che ancora devono essere costruiti. La mancanza, ad oggi, di misure in tal senso rappresenta una delle principali critiche al piano, da più parti.

Sensibilizzazione

Questo è invece un fronte su cui sono attivi sia il Governo, impegnato in un roadshow italiano di incontri con le imprese, e le associazioni imprenditoriali.

 

 

fonte: AgendaDigitale.eu

 

 

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