Chi è l’inventore più prolifico? Che fine ha fatto il cervello di Einstein? Davvero Ivan Drago (di Rocky) è un genio? È facile lavorare con gli intelligentoni? E, infine… come se la cavano i geni col sesso? 10 domande per 10 risposte ai limiti dell’incredibile.
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Il genio dei geni Quando Einstein morì, il suo corpo fu cremato. Ma il cervello venne rimosso dal patologo Thomas Harvey dell’ospedale di Princeton per poterlo studiare. Fotografò il cervello da molte angolazioni, poi lo sezionò in 240 pezzi e – dal momento che nel frattempo venne licenziato dall’ospedale – lo conservò in formalina a casa propria per circa 30 anni, prima di restituirlo all’ospedale di Princeton che oggi ne fornisce piccole sezioni in maniera selettiva per fini di studio.
Il cervello di Einstein è di dimensioni medie, ma i neuroni erano circondati da un numero di cellule “gliali” (che forniscono supporto e nutrimento) superiore al normale. Un’altra particolarità era che mancava parte di un solco e i lobi parietali inferiori, sede della percezione matematica e spaziale, erano del 15% più grandi del normale. Questo spiegherebbe perché Einstein diceva di pensare per immagini, invece che con le parole.
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Intelligenza e discriminazione I primi studi scientifici sulla genialità risalgono ai primi del ‘900. Il test che misura l’intelligenza, ideato in Francia da Alfred Binet, e che oggi chiamiamo test del Q.I. (quoziente intellettivo) fu inventato nel 1905. Lo psicologo francese aveva elaborato un sistema per individuare quegli scolari che avrebbero avuto bisogno di un sostegno scolastico.
Nato per buoni obiettivi, fu però usato anche per fini discriminatori. Quando il test sbarcò negli Stati Uniti, ebbe enorme successo (ancora oggi è il test di intelligenza più famoso nel mondo). Molti psicologi americani, tra i quali Lewis Terman e Henry Goddard, pensavano che le capacità intellettive fossero esclusivamente ereditarie e che il test di Binet potesse misurarle. Goddard sosteneva anche che la “debolezza di mente” fosse anch’essa ereditaria e propagandava l’idea che fosse necessario sterilizzare le persone che ne erano affette, cosa che spesso avvenne.
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Perché il quoziente di intelligenza non è tutto Ma ogni regola ha la sua eccezione: William Shockley, che ha vinto il Nobel per la fisica 1956 per aver inventato il transistor, è stato escluso da bambino da uno studio a lungo termine sulla genialità, perché il suo Q. I. non era abbastanza alto.
Oggi (poiché un’unica definizione di intelligenza non esiste, vedi articolo nelle pagine precedenti), gli scienziati sanno che la capacità intellettiva è un intricato sistema dato da potenzialità, influenza familiare, accesso allo studio, background culturale, contesto sociale, che non può essere misurato con un solo test. Pur ridimensionato nei suoi “poteri”, comunque, il test del Q.I. resta un valido strumento per misurare le cosiddette intelligenze tradizionali (logica, spaziale, numerica).
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Tre tipi di geni Non è sempre facile lavorare con un genio. Tra i cacciatori di teste americani è in voga una suddivisione del talento in 3 gruppi distinti: i geni gregari, capaci di individuare in fretta i problemi e particolarmente sinceri, il che non li rende sempre ben visti all’interno delle aziende; i geni isolati, attratti da problemi tecnici e poco propensi a fare squadra, come spesso accade ai geni informatici; i geni imprevedibili, con molte buone idee e un cattivo carattere (spesso sono afflitti da disturbo bipolare e instabilità dell’umore).
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Il fisico del genio Chi l’ha detto che i geni devono essere gracili? Ve lo ricordate il massiccio Dolph Lundgren, Ivan Drago in Rocky III, passato alla storia (del cinema) per la frase “Ti spiezzo in due”? Pare che il suo Q.I. sia di 160, ha un master in ingegneria chimica e ha ricevuto la prestigiosa borsa di studio Fulbright per entrare al Massachusetts Institute of Technology. Inoltre, parla sette lingue, anche
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Genialità e autismo Hans Asperger, pediatra austriaco, ha individuato quella che oggi è chiamata sindrome di Asperger, una forma di autismo “ad alto funzionamento”. Asperger riteneva che ci fosse un legame tra genio matematico e scientifico e la sua sindrome, affermando che “per il successo nella scienza e arte, un pizzico di autismo è essenziale”. Secondo i biografi, ne sarebbero portatori anche geni dell’informatica come Steve Jobs e Bill Gates. E a livello meno scientifico anche
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Chi dorme non piglia geni Le persone geniali hanno spesso ritmi di vita diversi. Un recente studio della London School of Economics indica che l’insonnia è una tendenza naturale nell’élite intellettuale. Secondo gli psicologi questo potrebbe dipendere dal fatto che una mente iperattiva ha più difficoltà nel riposare, o che forse la notte offre un ambiente più tranquillo per le attività personali.
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Genialità e invenzioni L’inventore più prolifico? Sicuramente Thomas Edison: ha depositato 1.093 brevetti solo negli Stati Uniti, numero record per un solo individuo. E ha depositato diverse centinaia di brevetti in Gran Bretagna, Francia, Germania e altri paesi (la maggior parte però erano simili a quelli americani).
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I geni e il sesso. Uno studio su studenti e laureati delle migliori università americane ha scoperto che il numero di partner sessuali per studente dei “secchioni intelligenti” è significativamente inferiore rispetto quello degli studenti di media intelligenza. Il tasso di verginità tra i laureati in alcune università raggiungeva punte del 45% tra gli studenti più geniali.
Ci sono varie ipotesi per spiegare questo fenomeno. In primo luogo, il testosterone, responsabile per le caratteristiche maschili nei maschi, lavorerebbe in contraddizione con le sostanze chimiche che influenzano l’intelligenza.
Il secondo fattore è che le persone intelligenti sono più consapevoli dei rischi delle malattie sessuali.
Infine, gli individui che passano molto tempo ad assimilare informazioni o vengono assorbiti dai propri interessi tendono a essere più solitari. Ciò limiterebbe la quantità di esposizione al sesso opposto e diminuirebbe di conseguenza le possibilità di incontri sessuali.
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Alfred Barrios, psicologo all’Università di California, ha estrapolato 24 caratteristiche che i geni avrebbero in comune tra loro. Tra esse il coraggio, l’entusiasmo, la curiosità, il perfezionismo e il senso dell’umorismo.
Nella foto la conferenza Solvay del 1927 nei quali i migliori fisici discussero le basi – allora appena concepite – della fisica quantistica, una delle teorie scientifiche più complicate. Un vero congresso di geni.
fonte: Focus
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