I professionisti potranno contare sui fondi strutturali europei. A consentirlo è la legge di Stabilità 2016 che riconosce loro il diritto di accedere ai soldi stanziati da Bruxelles.
Secondo il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, si tratta di «un risultato straordinario che finalmente proietta i liberi professionisti italiani su una dimensione europea». Ma Stella sottolinea anche che «non si tratta di un traguardo, ma di un punto di partenza per assicurare a tutti i liberi professionisti, senza alcuna distinzione, le risorse necessarie per competere ad armi pari sul mercato dei servizi professionali. Adesso, dobbiamo rimboccarci le maniche perché siamo all’inizio di un percorso che, in linea con gli orientamenti comunitari, supera le distinzioni tra Pmi e studi professionali e ridisegna dalle fondamenta il valore dei liberi professionisti in un contesto economico ancora fragile».
Questa norma non ha avuto vita facile. Prevista da un emendamento approvato il 15 novembre, ha poi rischiato di essere “rimossa” perché alla Camera è stato presentato un emendamento per cancellare il comma 474 (nella nuova numerazione è il comma 821) in quanto scritto in modo “fraintendibile”. Per il presidente della Cassa forense, Nunzio Luciano, «la decisione di mantenere all’interno della legge di Stabilità la norma sui fondi dell’Unione europea per i professionisti rappresenta una scelta saggia e lungimirante». Secondo Luciano, grazie a questa norma i professionisti, avvocati compresi, vengono messi nella condizione di ricevere un aiuto concreto a fronte delle difficoltà quotidiane dovute alla crisi economica e alla significativa contrazione del reddito».
La legge di Stabilità sancisce dunque che i professionisti, come già accade alle piccole e medie imprese, potranno accedere ai Por e ai Pon (rispettivamente Piani organizzativi regionali e nazionali) del Fondo sociale europeo (Fse) e del Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr). Un diritto che, per la verità, l’Europa aveva loro riconosciuto nel regolamento Ue 1303/2013, ma che in pratica non trovava spazio nei bandi regionali, se si escludono poche eccezioni. Nei bandi, infatti, tra i requisiti veniva per esempio inclusa l’iscrizione alla Camera di commercio, una richiesta che di fatto escludeva le professioni.
L’Adepp, l’Associazione che rappresenta le Casse di previdenza dei professionisti, da anni lavora per portare a casa questo risultato. Una battaglia necessaria, spiega il presidente, Alberto Oliveti, perché «i nostri professionisti dovranno affrontare la globalizzazione dei mercati e della libera circolazione delle idee, che sarà sancita con l’attuazione della tessera professionale europea. L’accesso ai finanziamenti comunitari – sottolinea Oliveti – potrà supportarli per perseguire la formazione, lo sviluppo tecnologico e professionale necessari per vincere la sfida». Secondo Oliveti i professionisti italiani già sono penalizzati, rispetto a molti colleghi stranieri, da una più elevata tassazione, sia sul reddito professionale sia sul risparmio previdenziale, e l’impossibilità di accedere a questi fondi li ha posti fino a oggi in una posizione di svantaggio concorrenziale.
L’apertura introdotta da comma 821 è ad ampio spettro, perché come sottolineail sottosegretario allo sviluppo economico Simona Vicari « interessa tutte le partite Iva, professionisti, autonomi e free lance».
(fonte IlSole24Ore.it)
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